AVELLINO – Cinquant’anni anni fa il giovane Ettore de Conciliis portava a termine nella chiesa del Rione Ferrovia il Murale della pace. Sabato 10 ottobre, in attesa della lectio magistralis del Maestro da tenere in chiesa per gli studenti avellinesi, davanti alla sua opera, in attesa dei miei alunni, con la navata vuota, nel silenzio del luogo, da solo ho riascoltato l’affresco e, anche questa volta, mi ha sorpreso dandomi notizie che negli incontri precedenti aveva appena accennato.
Mi ha detto che, avellinese tra gli avellinesi, si trova bene con i pannelli e con la via crucis di Raro Pastorelli, con il tabernacolo di Ermenegildo Romano, con il leggìo e il fonte battesimale di Sica, tutti insieme negli spazi razionali, puri, semplici progettati dall’architetto Francesco Della Sala, avellinese dimenticato dagli avellinesi. Si sentono come quei ricordi cari e dolci che ogni famiglia custodisce gelosamente in vecchie scatole di latta.
Quella scatola, poco tempo fa, Tonino Di Nunno come sindaco e Generoso Picone come assessore alla Cultura l’hanno tolta dall’umida cantina dove era stata maldestramente riposta, l’hanno ripulita dalla muffa e dall’umido e l’hanno affidata a Don Luigi Di Blasi, il parroco della chiesa, perché la conservasse per consentire, a chi un domani la erediterà, di poter finalmente vedere quello che ci sta dentro. Ci troveranno davvero belle cose, l’affresco soprattutto, testimonianza della passione e della robusta cultura pittorica di un giovane artista motivato e impegnato che ha vissuto i suoi vent’anni intensamente, operando scelte anche difficili e accettando di mettersi in gioco.
Da soli, nel silenzio, senza ricorrere ad un saccente e antipatico “Te lo avevo detto”, espressione lontana dalla naturale eleganza e gentilezza dell’autore, mi ha fatto notare come un rivoluzionario sudamericano dopo 50 anni di silenzio abbia ripreso il dialogo con Francesco per costruire la pace. Tra me e me ho pensato che è vero che gli artisti sanno prevedere il futuro ed ho cercato allora di avere qualche altra dritta, come si dice in termine giornalistico, ma la sua discrezione non lo ha consentito anche perché incominciava a venire gente. Vorrà dire che ritornerò da solo perché so che tra le sue figure è accaduto qualcosa che prima o poi accadrà.